La Malesia si è rivelata un viaggio caleidoscopico, un vortice di esperienze che hanno sfidato le mie aspettative. Inizialmente, l'assenza di un'identità unica mi ha lasciato perplessa e delusa. Ma con il senno di poi, ho realizzato che proprio questa moltitudine di culture, cinese, indù, islamica ed europea, che coesistono pacificamente, rappresenta il fascino irresistibile di questo paese. In un mondo sempre più frammentato, la Malesia offre un esempio prezioso di armonia e convivenza. Questo paese mi ha insegnato che la bellezza risiede nella diversità. In un mondo che spesso enfatizza le divisioni, offre una visione di armonia e unità che ispira e dona speranza. Lasciando questo paese, ho portato con me un bagaglio di ricordi preziosi e una nuova consapevolezza: la forza di una nazione risiede nella sua capacità di abbracciare e valorizzare le differenze.
Tre settimane alla scoperta della Malesia, tra giungla e spiagge incantevoli
15 agosto - 6 settembre 2014
Itinerario:
- Kuala Lumpur 2 notti
- Malacca 1 notte
- Kuching (e dintorni) 9 notti
- Kota Bharu 1 notte
- Isole Perhentian 4 notti
- Isola Redang 3 notti
- Kuala Lumpur 1 notte
- Instanbul (scalo)
Kuala Lumpur: un assaggio di caos e di colori
Il nostro viaggio in Malesia ha avuto inizio tra le nuvole, a bordo di un volo Turkish Airlines. Dopo uno scalo a Instanbul, siamo finalmente atterrati a Kuala Lumpur nel tardo pomeriggio del 16 agosto.
Stanchi ma carichi di entusiasmo, ci siamo diretti verso l'Arenaa Star Hotel, il nostro nido per le prossime due notti. L'hotel, nella sua semplicità, si è rivelato comodo per gli spostamenti e ci ha offerto un buon riposo dopo il lungo viaggio.
Kuala Lumpur non ha saputo conquistarmi appieno. Ho trovato la città caotica e poco affascinante. Tuttavia, due giorni sono stati sufficienti per immergerci nell'atmosfera della città e visitare le sue attrazioni principali.
La sera dell'arrivo, nonostante la stanchezza del viaggio, non abbiamo resistito al richiamo del quartiere cinese di Jalan Petaling. Le classiche lanterne rosse illuminavano la via principale, creando un'atmosfera suggestiva e invitante. Negozietti stipati di merce di ogni genere, bancarelle colorate e il vociare sommesso della folla: un vero e proprio tripudio di sensi!
Per cena, ci siamo immersi nei sapori della cucina Nyonya, un mix di influenze cinesi e malesi, al caratteristico Old China Cafè. Un piatto di Nyonya Laksa, una zuppa speziata con noodle e gamberi, e di Nyonya fried noodle, noodles fritti con verdure e carne, hanno deliziato i nostri palati. Il tutto annaffiato da una fresca birra Tiger.
Batu Caves: un'oasi di spiritualità tra le scimmie
Dopo un assaggio di Kuala Lumpur la sera precedente, la giornata del 17 agosto è stata dediata a un'esperienza imperdibile: le Batu Caves, un complesso di grotte indù situato a circa 15 km dal centro città. Siamo partiti di buon'ora per evitare la calca di turisti. Raggiungerle è stato facile ed economico: con la metropolitana abbiamo raggiungo la stazione centrale dei treni KL Sentral e preso il treno KTM Komuter, con fermata diretta alle Batu Caves. Un consiglio: portate con voi una una felpa o una maglia, perchè sui mezzi pubblici e in tutti gli edifici di KL l'aria condizionata è sempre al massimo! Ci abbiamo messo un paio di giorni per acclimatarci, lo sbalzo tra il caldo torrido della città e l'aria gelida ci ha fatto sentire quasi "febbricianti".
Le Batu Caves sono un luogo davvero speciale. Per raggiungere la caverna principale bisogna salire una scalinata di 272 gradini, folkloristica in quanto abitata da simpatici macachi. Attenzione ai loro scherzi: mentre facevo una foto con una scimmia dietro di me, per poco non mi tira uno schiaffo sulla testa!
Alla fine della salita, ci siamo trovati di fronte all'ingresso della caverna principale. Un'ondata di frescura ci ha accolti, un piacevole contrasto con l'afa opprimente della città. Nonostante la delusione iniziale all'ingresso, dove ci aspettavamo un'atmosfera più ricca ed elaborata, le Batu Caves hanno saputo conquistarci con il loro fascino mistico. La semplicità dell'ambiente interno, in contrasto con la grandiosità dei grattacieli scintillanti della KL moderna che si scorgevano sullo sfondo, ha creato un effetto suggestivo e inaspettato. La bellezza non sempre risiede nell'opulenza e nell'ostentazione. A volte, è proprio nella semplicità e nell'autenticità che si nasconde il fascino più profondo. Un fascino che può emergere anche in luoghi inaspettati, come una grotta immersa nella giungla urbana di Kuala Lumpur.
Tornati a Kuala Lumpur abbiamo deciso di visitare il magnifico tempio cinese Thean Hou, un' esperienza che consiglio vivamente. Questo tempio è una vera esplosione di colori vivaci, con lanterne che donano un'atmosfera incantata, dragoni scolpiti che custodiscono la sua maestosità e statue intricate che catturano lo sguardo con ogni dettaglio. La bellezza e la ricchezza artistica del tempio sono tali che ci si potrebbe facilmente perdere ore ad ammirare ogni angolo.
Nonostante la sua recente costruzione, il tempio fonde con maestria elementi di taoismo, confucianesimo e buddhismo cinese.
Dopo l'immersione nel tripudio di colori del tempio Thean Hou, il nostro pomeriggio è proseguito all'insegna della visita della capitale.
La prima tappa è stata Piazza Merdeka, cuore pulsante di Kuala Lumpur. Qui, circondati da edifici coloniali e moderni, abbiamo ripercorso le tappe dell'indipendenza della Malesia. Lasciandoci alle spalle la piazza, ci siamo diretti verso il tempio Sri Maha Mariamman, il più antico tempio indù di KL. Per entrare, abbiamo dovuto toglierci le scarpe, immergendoci nella sua spiritualità. Abbiamo camminato a piedi nudi sui pavimenti freddi, lasciandoci avvolgere dai colori sgargianti, le statue di divinità intagliate con maestria e il profumo di incenso.
Ovviamente non poteva mancare la visita al simbolo della città ovvero le Petronas Tower, le torri gemelle alte 422 m.
Dopo questa intensa giornata non poteva mancare una deliziosa cena in un ristorante tipico. Purtroppo, la memoria ci ha traditi e non ricordiamo il nome di questo piccolo gioiello gastronomico. Ciò che però rimane impresso è l'atmosfera originale che ci ha accolti e, soprattutto, il gusto squisito dei piatti che ho assaggiato. Io, amante dei sapori decisi e speziati, ho fatto un vero e proprio tuffo di gusto. Dani, invece, ha avuto un approccio più timido. Nonostante la mia insistenza nel farlo provare, il suo palato non ha gradito le spezie; per cui ho finito per gustare anche il suo piatto!
Malacca: una tappa indimenticabile tra storia, gusto e avventure
Il giorno successivo, dopo aver salutato Kuala Lumpur, ci siamo diretti verso Malacca a bordo di un autobus Transnasional, un mezzo economico e confortevole. Nonostante il caldo soffocante, abbiamo trovato piacevole l'atmosfera pittoresca di questa città storica. Abbiamo scelto di alloggiare all'Hotel Hong, un hotel spartano ma situato in posizione strategica, proprio nel cuore del centro storico. La camera era piccola e essenziale, ma pulita e dotata di tutto il necessario. Un dettaglio curioso: la vicinanza a un pollaio ci ha regalato un concerto di canti dei galli a tutte le ore del giorno e del mattino! Nonostante la sveglia all'alba, la dolcezza e la gentilezza delle signore che gestivano l'hotel hanno reso il soggiorno davvero speciale. Se dovessi tornare a Malacca non avrei dubbi: alloggerei di nuovo qui. Il bello di questo posto è proprio la sua autenticità, che ti fa sentire davvero immerso nella cultura locale, lontano dagli hotel standardizzati che si trovano in tutto il mondo.
La nostra giornata a Malacca è stata dedicata alla scoperta della città. La prima tappa è stata la Jonker Walk , la vivace strada principale di Chinatown piena di negozi.
Abbiamo lasciato un segno del nostro passaggio, facendo un'offerta in un piccolo tempio e formulando un augurio per il nostro viaggio.
Tra le delizie culinarie che ho assaggiato in Malesia, un frutto ha catturato la mia attenzione: il mangosteen. Con la sua buccia viola scuro e la polpa bianca candida, il primo assaggio della mia vita a questo frutto esotico è stato un'esperienza sensoriale, un'esplosione di dolcezza, con note delicate di agrumi e un tocco di acidità che lo rende davvero speciale.
Il fulcro della città è la famosa Red Square, piazza con edifici dipinti di un bel color salmone. Qui, l'architettura coloniale olandese domina la scena, con il municipio Stadthuys e la Christ Church a far da padrone. Ci siamo immaginati come doveva essere la vita a Malacca durante il periodo coloniale, passeggiando tra i portici e ammirando gli stemmi storici.
Il caldo afoso di Malacca ci ha convinti a concederci un giro panoramico della città a bordo di uno dei coloratissimi e vivaci risciò che popolano la piazza. Nonostante non fossimo inizialmente entusiasti di questa "turistata", l'ombrellino parasole e la voglia di camminare il meno possibile ci hanno fatto cambiare idea!
Il nostro giro di risciò ci ha permesso di visitare alcuni dei luoghi più iconici di Malacca:
- Flora de la Mar: un galeone storico portoghese, ora adibito a museo, che ci ha riportati indietro nel tempo, all'epoca delle esplorazioni marittime;
- Melaka Sultanate Palace Museum: un palazzo che ripercorre la storia del Sultanato di Malacca, uno dei più potenti regni della Malesia del XV secolo;
- A Famosa: il vecchio castello di Malacca e fortezza portoghese, simbolo della dominazione portoghese in città


Kuching: primi passi e una cena indimenticabile
Il giorno successivo ci siamo diretti verso l'aeroporto di Kuala Lumpur per prendere un volo interno con Air Asia verso Kuching. Il volo è stato breve e piacevole, e nel primo pomeriggio siamo atterrati nella capitale del Sarawak. Per le nostre due notti a Kuching abbiamo scelto l'hotel Telang Usan, una struttura semplice, vicino al centro città. Kuching è stata la nostra base per i successivi 10 giorni di esplorazioni nel Borneo Malese. Questa città mi ha conquistato sin da subito e le sono molto affezionata. E' conosciuta come la "città dei gatti" (Kuching significa proprio gatto) e non a caso: in giro per le strade si possono trovare statue, immagini e oggetti a tema felino.


Nel primo pomeriggio, dopo esserci sistemati in hotel, ci siamo immersi nell'atmosfera di Kuching. Abbiamo passeggiato per le strade, ammirando l'architettura coloniale e le numerose statue di gatti che adornano la città. Ci siamo fermati per un aperitivo in un localino in Jalan Carpenter, godendoci la brezza e l'atmosfera rilassata. Un acquazzone improvviso ci ha sorpresi, ma non ha rovinato il nostro entusiasmo.
La sera, grazie a un suggerimento della lonely planet, abbiamo scoperto il Top Spot Food Court, un vero e proprio paradiso per gli amanti del pesce fresco. Situato all'ultimo piano di un parcheggio multipiano (non facilissimo da trovare, ammetto!), questo posto riunisce diverse bancarelle che offrono una varietà di pesce freschissimo. L'atmosfera è spartana e caotica, con tavoli e sedie di plastica, ma il vero protagonista è il cibo. Abbiamo scelto il pesce che preferivamo e lo abbiamo fatto cucinare nel modo desiderato. Granchi, aragoste, gamberi, calamari: un tripudio di sapori che ha reso questa cena indimenticabile. Non ho mai mangiato tanto pesce e così buono in vita mia!
Kuching: tra bellezze naturali e tradizioni locali
Il giorno seguente, ci siamo dedicati a un'esplorazione più approfondita di Kuching. La città ci ha offerto un mix interessante di cultura, natura e modernità, con qualcosa da vedere e da fare per tutti i gusti. Una tappa molto piacevole è stata il tempio cinese Tua Pek Kong. Situato proprio vicino al riverfront, questo piccolo tempio ci ha incantati con la sua bellezza e la sua atmosfera tranquilla.

Durante le successive giornate abbiamo avuto modo di assorbire completamente l'atmosfera di Kuching. Le nostre giornate sono state scandite da innumerevoli passeggiate lungo l'Esplanade, il lungofiume della città. L'esplanade è un luogo davvero speciale. Da un lato, offre la vista mozzafiato sul fiume Sarawak, con i suoi colori cangianti al tramonto. Dall'altro si affaccia sulla città, con i suoi edifici e negozietti. La sera, l'Esplanade si trasforma in un luogo di ritrovo per famiglie e giovani e si riempie di bancarelle che si animano lungo il lungofiume, aggiungendo ulteriore vivacità e colore a questo luogo incantevole.
Assolutamente da provare è la torta tradizionale di Kuching, conosciuta come Kek Lapis, famosa per i suoi mille strati di dolcezza ..semplicemente squisita!!
Siamo stati alla moschea di Kuching, anche se purtroppo abbiamo potuto solo ammirarla dall'esterno, poichè al momento della nostra visita era in corso una preghiera e non ci è stato possibile entrare. Tuttavia, abbiamo potuto apprezzare la sua imponente bellezza anche da fuori. Successivamente, abbiamo visitato il grazioso e vivacemente colorato tempio cinese Hiang Thian Siang Ti, che ci ha colpito per la sua atmosfera accogliente e il fascino unico.
Per celebrare i nostri 5 anni insieme, abbiamo deciso di cenare in un ristorante tradizionale di grande eleganza, specializzato nella cucina casalinga dei Dayak. Il posto, chiamato DYAK, è stata una vera scoperta e lo consiglio vivamente. Abbiamo gustato piatti deliziosi e autentici, preparati con cura e passione. Per rendere ancora più speciale la serata, ci hanno offerto della grappa di riso fatta in casa, un gesto che ha reso l'esperienza ancora più memorabile.

Il giorno successivo abbiamo avuto l'opportunità di partecipare all'emozionante Longhouse Experience, organizzata tramite Borneo Experiences, un'agenzia locale. Questo viaggio prevedeva tre giorni e due notti immersi nella cultura del villaggio Iban (tribù locale) in particolare il villaggio si chiamava Ngemah Illi Longhouse.
Avevamo prenotato l'esperienza online dall'Italia due mesi prima. Purtroppo, il giorno previsto per l'inizio del tour, nessuno si è presentato al nostro hotel. Un imprevisto che ci ha creato un pò di disappunto, ma che si è rivelato una vera e propria fortuna. Arrabbiati per la mancata assistenza, ci siamo recati direttamente in sede dell'agenzia. Qui, dopo le nostre lamentele, hanno contattato una guida locale che si è presentata circa un'ora dopo.
E' stato qui che abbiamo avuto la fortuna di conoscere Valentine Val Ritong, una persona davvero speciale che ha reso la nostra Longhouse Experience un'avventura indimenticabile. Valentine è molto più di una semplice guida: è disponibile, simpatico, sa fare praticamente di tutto (taxi, guida, cuoco, consigliere) ed è un vero esperto della cultura Iban. Con Valentino, come lo chiamavamo affettuosamente, siamo partiti alla volta del villaggio. Lungo la strada, ci siamo fermati in un mercato locale. Mentre Valentino faceva la spesa per i giorni seguenti, noi abbiamo esplorato il mercato rimanendo affascinati dalla varietà di frutta e verdure esotiche esposte sulle bancarelle. Abbiamo documentato ogni angolo del mercato con le nostre fotografie stupendoci di fronte alle diversità di prodotti che ci erano sconosciuti.
Facciamo anche un eccentrico pranzo tra galletti e galline.
Il nostro viaggio verso la Longhouse Iban prosegue lungo il fiume Lemanak. Ci siamo imbarcati su una longboat motorizzata pronti per un'avventura indimenticabile nella giungla del Borneo. Il viaggio in longboat è stata un'esperienza unica nel suo genere. Per circa un'ora abbiamo navigato lungo il fiume, circondati dalla fitta e calda vegetazione della foresta pluviale. La bellezza del paesaggio ci lascia senza fiato. Dopo un'ora di navigazione, siamo arrivati a Ngemah Illi Longhouse. Ad accoglierci c'erano gli abitanti del villaggio, con grandi saluti, sorrisi e bicchieri di vino di riso locale. Come da tradizione Iban, ci è stato chiesto di bere il vino di riso tutto d'un fiato, urlando "UUAAA"!
il nostro amico Valentino
Le longhouse sono delle strutture in legno molto lunghe, con un lungo corridoio comune coperto da un lato che funge da veranda. Qui abbiamo dormito su un materasso steso a terra, con un lenzuolo e una zanzariera. Dall'altro lato del corridoio si trovano gli alloggi privati delle famiglie, utilizzati solo per mangiare e dormire. I bagni sono degli sgabuzzini all'esterno della longhouse, con sanitari e docce. Certo, non sono lussuosi, ma considerando la location, sono più che accettabili! L'unico incontro un pò spaventoso è stato con un ragno gigantesco sul muro durante una mia incursione notturna in bagno, armata di torcia!
La nostra permanenza nella Longhouse è stata un viaggio affascinante nel tempo, tra le tradizioni millenarie degli Iban e la realtà del presente. Gli Iban, appartenenti al gruppo etnico dei Dayak, erano un tempo conosciuti come "tagliatori di teste". Questa pratica cruenta, simbolo di forza e status sociale, era in uso fino al dopoguerra, un passato non troppo lontano che lascia tracce nella memoria collettiva. Oggi, fortunatamente, gli Iban vivono in pace! La tradizione dei guerrieri è stata accantonata e la violenza ha lasciato posto alla collaborazione e all'armonia. Tuttavia, questa pacifica realtà è minacciata dall'esodo dei giovani, che abbandonano i villaggi sperduti per cercare lavoro e nuove opportunità nelle città.
Durante il nostro soggiorno, abbiamo avuto modo di osservare da vicino la vita quotidiana nella longhouse. Abbiamo visto gli Iban impegnati in diverse attività: costruire reti da pesca e barche, intrecciare cappelli di paglia, lavare i panni, accudire il bestiame e realizzare lavoretti artigianali da vendere. Abbiamo anche acquistato alcune maschere tradizionali.
La vita nel villaggio scorre tranquilla, scandita da un ritmo lento e rilassato. Il caldo intenso e l'umidità avvolgente creano un'atmosfera sonnolenta, interrotta solo dal rumore della giungla e dai temporali improvvisi.
Ricordo ancora con stupore il rumore assordante della pioggia sul tetto in lamiera della longhouse durante uno di questi acquazzoni! 😱
La nostra esperienza alla longhouse è stata arricchita da una serata davvero speciale. La cena è stata preparata da Valentino nell'abitazione della famiglia che ci ha accolto. Un pasto ricco di sapori tipici, cucinato con passione e semplicità. Dopo cena, come da tradizione Iban, è arrivato il momento di bere la grappa di riso fatta in casa. Dani, in particolare, è stato coinvolto da un omone simpatico che sembrava "Umberto Smaila Iban". Tra brindisi e risate, Dani si è ritrovato a bere più del previsto, creando un'atmosfera di convivialità e allegria.
Più tardi, ci siamo riuniti nel salone principale assieme al capo tribù e a tutti i membri della comunità. Gli Iban ci hanno presentato i loro balli tradizionali. Noi, insieme a un paio di turisti olandesi, abbiamo provato a imitare i loro passi, creando un'atmosfera di divertimento e scambio culturale.
La serata nella longhouse si è conclusa con un momento di dolcezza e riflessione. Noi e gli altri turisti presenti abbiamo donato ai bambini alcuni regali che avevamo portato per loro. Purtroppo, la gioia dei bambini non era del tutto spontanea. La guida ci aveva infatti consigliato di acquistare solo caramelle, per evitare di "contaminare" la tribù con oggetti del mondo moderno. Vestiti, giocattoli e altri beni materiali potevano infatti influenzare negativamente il loro stile di vita tradizionale. Mentre distribuivamo le caramelle, ho provato un senso di disagio. Era evidente che i bambini non desideravano altre caramelle in quanto abituati a riceverne già parecchie da chiunque. La scelta delle caramelle mi è sembrata quasi una farsa, un modo per soddisfare più le nostre aspettative che i loro bisogni.
La notte nella longhouse è stata un'esperienza unica che ha messo alla prova il nostro spirito di adattamento. Nonostante la struttura spartana ed il materasso sul pavimento sono riuscita a dormire discretamente. Il silenzio della giungla era spesso interrotto da rumori insoliti: il trotto di un gallina o di un gatto sul tetto di lamiera e, dalle prime luci dell'alba, il canto insistente dei galli. Un concerto di suoni selvaggi che mi ha accompagnata per tutta la notte, ricordandomi di essere immersa in un mondo completamente diverso dal mio.
Un'avventura nel cuore del Borneo: tra tradizioni Iban e natura incontaminata
La giornata seguente è stata ricca di nuove esperienze. Al mattino, gli Iban ci hanno insegnato ad usare la cerbottana, un'arma tradizionale che utilizzano per la caccia. Si tratta di uno strumento molto lungo e difficile da maneggiare, che richiede una grande forza nei polmoni per lanciare le frecce (spesso avvelenate).

La giornata è proseguita con un'escursione nella foresta pluviale guidata da Valentino. Un'esperienza immersiva nella natura rigogliosa del Borneo, ricca di flora e fauna selvatica. Valentino ci ha fatto da guida esperta, mostrandoci una varietà incredibile di piante ed erbe. Con grande pazienza e passione, ci ha spiegato le loro proprietà medicinali e i loro usi quotidiani nella vita degli Iban. La foresta per loro, è una vera e propria farmacia e un supermercato a cielo aperto, dove ogni foglia o bacca ha un suo specifico utilizzo. Abbiamo avuto l'opportunità di visitare una piantagione di pepe, una spezia preziosa che gli Iban coltivano con cura e dedizione. Abbiamo visto anche gli alberi di caucciù, da cui si estrae la gomma naturale, un altro prodotto importante per l'economia locale.
Dopo l'escursione nella foresta, Valentino ci ha accompagnato a visitare un cimitero tipico Iban. Un luogo suggestivo e insolito, immerso nella vegetazione e caratterizzato da un ammasso di oggetti personali, oggetti abituali e cose care al defunto, come per esempio sedie vecchie vuote.
Dopo la visita al cimitero Iban, il nostro viaggio in longboat è proseguito lungo il fiume Lemanak. Ci siamo fermati in un punto dove c'era uno "spiazzo", un'area aperta immersa nella natura selvaggia. Il caldo era davvero insostenibile. Il sole batteva forte e l'umidità rendeva l'aria soffocante. Io e Dani, non potendo resistere più, abbiamo deciso di fare un bagno rinfrescante nel fiume. So che l'acqua era marrone e torbida, non avrei mai pensato di fare un bagno in condizioni simili, ma devo dire che è stata un'esperienza piacevole! L'acqua fresca ci ha donato un senso di sollievo immediato.

Mentre ci siamo rinfrescati nelle acque del fiume, gli Iban ci hanno preparato un pasto davvero speciale. La preparazione è avvenuta utilizzando una tecnica culinaria antica e affascinante: la cottura nel bambù. Le foglie di banano, riempite di riso crudo, sono state inserite all'interno di canne di bambù che sono state poi appoggiate su una griglia e cotte a fuoco lento. Sulla griglia hanno cucinato anche pollo e verdure. Oltre al cibo delizioso, ci hanno anche omaggiato di due bicchierini realizzati con il bambù, che abbiamo deciso di portare a casa come ricordo di questa esperienza indimenticabile.


Dopo l'incredibile pranzo, ci siamo diretti verso un altro villaggio Iban, situato anch'esso in una longhouse. Un luogo particolare e misterioso, dove un capo tribù (la cui identità era incerta: uomo o donna, non riuscivamo a capirlo con precisione) ci ha coinvolti in un rito tradizionale, che dire... interessante? Le sue parole ed i suoi gesti ci erano incomprensibili, ci sentivamo come due buffoni in una commedia shakespeariana. Nonostante la nostra perplessità (e forse un pizzico di ilarità) abbiamo cercato di seguire le sue indicazioni, immergendoci in questa esperienza decisamente bizzarra.
Dopo questa avventura nella cultura Iban siamo tornati alla nostra longhouse. Un pò stanchi ma pieni di emozioni, ci siamo concessi un pò di relax con un altro rinfrescante bagno nel fiume. Il pomeriggio è stato dedicato ai giochi con le bambine del villaggio. I loro sorrisi contagiosi e la loro spontaneità ci hanno conquistato. Ci siamo divertiti tanto a giocare con loro, un'esperienza preziosa.😍
le nostre cene al villaggio
la cucina della nostra famiglia ospitante
parrucchiere locale 😎
giochi con le bimbette 😊
L'ultima sera al villaggio è stata come la sera prima, i soliti balli tribali, le chiacchiere animate e le risate contagiose hanno riempito l'aria.
Addio alla vita semplice delle longhouse e l'incontro mancato con gli Oranghi
Il mattino dopo, abbiamo salutato tutti con un pizzico di malinconia. L'esperienza in questo villaggio è stata davvero incredibile, ma allo stesso tempo molto impegnativa. Ammetto che, all'inizio, credevo di essere più adattabile di quanto poi si sia rivelato. La mancanza di comfort di base, il caldo torrido e l'umidità soffocante mi hanno messo a dura prova. Tiravo fuori i vestiti puliti dallo zaino e già erano bagnati! Nonostante le difficoltà, questa esperienza mi ha regalato emozioni fortissime. Il saluto finale è stato un misto di sollievo per il ritorno alla civiltà e di nostalgia per la vita semplice e genuina degli Iban.
Dopo la traversata del fiume, accompagnati dal caro Valentino, ci siamo diretti al Semenggoh Wildlife Rehabilitation Centre, un'area protetta di 653 ettari di foresta pluviale. Qui, all'epoca della nostra visita, vivevano in semi libertà 26 Orang Utan. Purtroppo, quel giorno gli Orang Utan non si sono fatti vedere. Il ranger ci ha accompagnati in un punto di osservazione, ma purtroppo l'esperienza è stata compromessa dal rumore di un gruppo di turisti cinesi che non hanno rispettato il necessario silenzio per avvicinare questi magnifici animali. Pazienza (o quasi!), ero davvero arrabbiata per questa occasione mancata.
Nel tardo pomeriggio, siamo rientrati a Kuching. Questa volta, per le ultime 5 notti del nostro soggiorno, abbiamo scelto di alloggiare all'Abell hotel, un buon albergo che si è rivelato una scelta azzeccata.
Dopo esserci sistemati in camera, ci siamo concessi un giretto sul lungofiume di Kuching. L'atmosfera serale era piacevole e rilassante. Ci siamo accomodati su una panchina e abbiamo sorseggiato una birra fresca ascoltando un concertino di giovani ragazzi che suonavano in strada.
Tra mercati e feste: una giornata di sorprese a Kuching
Dopo una colazione tranquilla in hotel, abbiamo deciso di dedicare la giornata al relax e all'esplorazione di Kuching. Ci siamo diretti al mercato locale per curiosare e fare qualche acquisto. Mentre eravamo immersi nel vortice dello shopping, ho ricevuto una telefonata inaspettata da mia sorella. Con grande gioia ho scoperto di essere diventata zia (esattamente in India Street)! Una notizia meravigliosa che ha reso la giornata ancora più speciale. La distanza non mi ha impedito di condividere la felicità con lei e di immaginare il viso del mio nuovo nipotino.
Passeggiando per le strade di Kuching, ci siamo imbattuti per caso in una festa cinese davvero caotica. La gente urlava, la musica era assordante e l'aria era piena di fumo acre proveniente da fuochi che bruciavano oggetti misteriosi. Non abbiamo capito bene il motivo di questa festa, ma l'atmosfera frenetica e coinvolgente ci ha travolti.


Esplorando il Bako National Park con Valentino
Il giorno dopo ci siamo diretti verso il Bako National Park, accompagnati come sempre dall'immancabile Valentino. Questo parco nazionale, situato a circa 40 km a nord-est di Kuching, è un vero gioiello di biodiversità, con un ecosistema incredibile che spazia dalla foresta pluviale alla brughiera fino alle paludi con le mangrovie. Per raggiungere il parco, ci siamo imbarcati su una barca che ci ha condotto attraverso un paesaggio mozzafiato. Approdati al parco, abbiamo iniziato la nostra esplorazione lungo i sentieri tracciati. La varietà di flora e fauna era davvero sorprendente: abbiamo visto le tartarughe, il cinghiale barbuto, granchietti blu e persino qualche serpente (che, per fortuna, ha preferito mantenere le distanze!). Ma l'attrazione principale del Bako sono senza dubbio le scimmie nasiche, una specie endemica del Borneo. Con il loro naso prominente, la pancia paffuta e la coda lunghissima, queste scimmie sono davvero uniche e affascinanti. Abbiamo avuto la fortuna di vederne diverse durante la nostra escursione, mentre si muovevano agilmente tra i rami degli alberi.
Il Bako è stata un'esperienza davvero indimenticabile. La bellezza incontaminata della natura, la varietà di paesaggi e l'incontro con le scimmie nasiche rimarranno per sempre nei nostri cuori.
l'arrivo al Bako..di per sè già un'esperienza spettacolare!
le simpatiche nasiche
visto in diretta pescare una razza
Dopo la nostra indimenticabile giornata al Bako, nel pomeriggio siamo andati al Sarawak Cultural Village Kampung Budaya.
Questo villaggio-museo è un luogo speciale che permette di immergersi nella ricca cultura del Sarawak e di conoscere i suoi diversi gruppi etnici. Abbiamo percorso un sentiero attraverso il villaggio, dove sono state costruite fedelmente le abitazioni tradizionali delle principali etnie del Sarawak. Ogni casa rappresentava un mondo a sé, con i suoi usi e costumi, la sua lingua e la sua artigianalità. All'interno di ogni casa, abbiamo incontrato membri dei gruppi etnici vestiti con i loro abiti tradizionali. Ci hanno mostrato le loro attività quotidiane, mostrato alcuni balli e raccontato storie e tradizioni. All'ingresso del villaggio, ci è stato consegnato un "passaporto" che abbiamo fatto timbrare in ogni casa. Su ogni pagina del passaporto, abbiamo trovato una descrizione dettagliata dell'etnia rappresentata, con informazioni sulla sua storia, cultura e tradizioni. La giornata si è conclusa con uno show teatrale che ha messo in scena i balli tradizionali di tutte le etnie.



Esplorando i tesori nascosti di Kuching
Abbiamo dedicato un'altra giornata a Kuching. La prima tappa è stata il tempio Hin Ho Bio, un tempio un pò nascosto, infatti si trova sul tetto di un edificio da cui si gode una bella vista città, una piccola chicca!
Dopo la visita al tempio e una passeggiata nel centro città, abbiamo deciso di provare ancora una volta ad andare a vedere gli Oranghi al Semenggoh Centre. Purtroppo però, il destino non era dalla nostra parte. Anche questa volta, non siamo riusciti a scorgere neanche un esemplare di questa affascinanti animali. Nonostante la delusione per gli oranghi, abbiamo concluso la giornata con una piacevole passeggiata sul lungofiume di Kuching.

Ultima giornata a Kuching
Dopo una bella dormita ristoratrice, abbiamo deciso di avventurarci sulla sponda opposta del fiume per pranzo. Il tragitto in battello è stato breve ma suggestivo. Scesi sulla riva opposta, ci siamo ritrovati in un'atmosfera diversa da quella del centro di Kuching. La zona era poco frequentata e le strade quasi deserte. La nostra destinazione era un mercato locale situato in una zona semi-coperta. Il mercato era mezzo chiuso e abbiamo mangiato del cibo comprato da una delle bancarelle aperte, gustandoci il pranzo sulle sedie di plastica a disposizione, nell'atmosfera sonnecchiante del luogo. Lungo la strada abbiamo incontrato alcune bancarelle di pesce fresco.

E' giunto il giorno di salutare Kuching. Con un leggero senso di nostalgia nel cuore, abbiamo lasciato questa città che ci ha accolti con calore e ci ha regalato tante esperienze indimenticabili. Guardando indietro, forse avremmo potuto ridurre di un paio di giorni il nostro soggiorno qui e dedicare quel tempo a visitare Singapore, raggiungendola direttamente da Malacca prima di volare verso il Borneo. Ma queste sono solo considerazioni a posteriori, che non diminuiscono in alcun modo il valore del tempo trascorso in questa affascinante città. Kuching ha catturato il nostro cuore e sono felice di aver avuto l'opportunità di esplorarla e apprezzarla appieno. In particolare, rimarrà sempre vivo nei miei ricordi il piacere di gustare deliziosi piatti di pesce al Top Spot, dove abbiamo cenato praticamente ogni sera durante il nostro soggiorno qui.
Una tappa inquietante a Kota Bharu: uno sguardo alla città e una notte di terrore
Il giorno seguente abbiamo preso un volo interno con Air Asia da Kuching a Kota Bharu, dove siamo atterrati nel primo pomeriggio. Avevamo prenotato una notte all'hotel Crystal Lodge, solo perchè i traghetti per le isole Perhentian partivano solamente al mattino. Purtroppo, fin da subito la città ci ha lasciato un'impressione negativa. Kota Bharu si è rivelata brutta e priva di attrattive, un semplice luogo di passaggio obbligato per raggiugere le isole. La notte all'hotel si è trasformata in un incubo. Un uomo che alloggiava in una stanza vicina alla nostra ha iniziato a urlare in modo forsennato in arabo in piena notte. Le sue grida erano così strazianti che non riuscivamo a dormire. Dopo un paio d'ore, sono arrivati i poliziotti che lo hanno prelevato ammanettato. Lo spavento è stato immenso. Le porte delle stanze erano fragili e temevamo che l'uomo potesse entrare da un momento all'altro. Non capivamo cosa stesse succedendo e l'incertezza alimentava la nostra paura. Il giorno dopo, abbiamo appreso che l'uomo era stato probabilmente sotto l'effetto di stupefacenti e che la sua rabbia era dovuta alla fine della sua relazione con la fidanzata.
Arrivo al paradiso terrestre: esplorando le isole Perhentian
Dopo la brutta notte a Kota Bharu, il giorno seguente è stato finalmente il giorno del riscatto. Ci siamo diretti al molo per prendere il traghetto che ci avrebbe portato alle isole Perhentian.
Abbiamo trascorso le nostre 4 notti allo Shari-la Island Resort, un vero gioiello immerso nella natura. Il nostro bungalow in legno era perfetto: pulito, ben tenuto e davanti aveva anche una piscinetta con lo scivolo. Un vero sogno! Il resort si trova proprio vicino alla spiaggia Coral Bay, una delle più belle dell'isola. La sera, Coral Bay, si trasformava in un luogo vivace, con numerosi localini dove mangiare o bere qualcosa.
sopra: il nostro bungalow e sotto: la vista dal balconcino
Dopo esserci rinfrescati al resort, ci siamo diretti verso Long Beach, una delle spiagge più famose delle isole. Da Coral Bay, ci siamo arrivati in circa 15 minuti percorrendo un sentiero immerso nella natura. Purtroppo la giornata non era delle migliori. Il cielo era nuvoloso e i colori del mare e della spiaggia non erano così sgargianti come avremmo desiderato per cui non rendevano giustizia. Ci siamo accomodati in uno dei tanti baretti sulla spiaggia e abbiamo sorseggiato una bevanda fresca, godendoci finalmente un pò di meritato relax dopo tanti spostamenti.
sentiero da Coral Bay a Long Beach
Abbiamo notato anche alcuni varani spiaggiati qua e là intenti a prendere il sole.
Coral bay
Dopo una deliziosa cenetta di pesce in uno dei tanti ristorantini su Coral bay, abbiamo concluso la serata in bellezza con un pò di divertimento. Ci siamo seduti su uno dei tanti pouf sulla spiaggia accompagnati da una birra fresca e abbiamo assistito a degli spettacoli di giocoleria con i bastoni infuocati. E così, con questa magica atmosfera, ha ufficialmente preso il via la nostra "vacanza"!
Esplorando il paradiso: tre giorni di mare, snorkeling e relax
I successivi tre giorni li abbiamo trascorsi in un vero e proprio paradiso terrestre. Abbiamo esplorato le isole Perhentian da cima a fondo, passando da una spiaggia all'altra, immersi nella natura incontaminata e nel mare cristallino. Nuotate, snorkeling e relax in spiaggia sono state le nostre attività principali. Abbiamo visitato la maggior parte delle spiagge delle due isole, rimanendo incantati dalla loro bellezza mozzafiato. Tra tutte le spiagge che abbiamo visto, due in particolare ci hanno conquistato il cuore: la spiaggia del Pir (Perhentian Island Resort) e Turtle Beach.
La spiaggia del Pir è un vero gioiello. Sabbia bianchissima, mare turchese e una vegetazione rigogliosa che fa da cornice a questo angolo di paradiso. Sembrava di essere in una cartolina vivente. Ci siamo goduti ogni attimo trascorso su questa spiaggia e nelle sue acque cristalline.
una piscina naturale

Oltre alla bellezza mozzafiato della spiaggia, il Pir ci ha regalato un'emozione indimenticabile: nuotare con le tartarughe marine! Abbiamo avuto la fortuna di incontrare diverse tartarughe mentre nuotavamo nelle acque della baia, molto vicino alla riva. Erano così maestose e tranquille, ci siamo sentiti privilegiati ad avere l'opportunità di osservarle da vicino nel loro habitat naturale. Purtroppo, la nostra macchinetta fotografica subacquea non era delle migliori, e le foto che siamo riusciti a scattare non rendono giustizia alla bellezza di questo incontro. Ma non importa, perchè l'emozione che abbiamo vissuto rimarrà per sempre impressa nei nostri cuori. Nuotare con le tartarughe è stata un'esperienza magica, che ci ha fatto sentire piccoli di fronte alla grandezza della natura. Un momento di pura gioia e stupore che ci ha riempiti di un senso di pace e di rispetto per questi animali straordinari. Siamo tornati più volte alla spiaggia del Pir durante il nostro soggiorno alle isole.



Raggiungere Turtle beach è un gioco da ragazzi: basta un breve viaggio in barca di 5 minuti dal Pir. Una volta arrivati vi troverete di fronte a uno spettacolo mozzafiato. Niente costruzioni a rovinare la vista, solo spiaggia incontaminata, vegetazione rigogliosa e mare cristallino. Un vero paradiso per gli amanti della natura e della tranquillità. Per me, Turtle beach è senza dubbio la più bella delle Perhentian. Un luogo incantato, un vero S O G N O!
Un pò di foto di snorkelling in giro per le Perhentian:

Le serate a Long beach sono state sempre davvero speciali! Tra risate e brindisi, ci si ritrovava nei localini lungo la costa per gustare deliziose grigliate di pesce fresco, accompagnate da fresche birre locali. L'atmosfera era sempre accogliente e conviviale, perfetta per concludere in bellezza le giornate al mare.
Il commovente addio alle Perhentian e l'avventurosa traversata verso Redang
Con la tristezza che accompagna sempre ogni mia partenza da luoghi che ho amato (spesso qualche lacrima offusca anche i miei occhi in queste occasioni), abbiamo salutato Long Beach.
Avevamo contrattato il passaggio con un barcaiolo locale, dato che il resort non offriva questo servizio. Fin dall'inizio, la traversata si è rivelata un'avventura inaspettata. Ad un certo punto, in mezzo al vasto mare, la barca si è improvvisamente immobilizzata completamente. Niente e nessuno all'orizzonte, solo l'immensità blu che ci circondava. Noi, insieme a tre ragazzi cinesi e al barcaiolo, ci siamo ritrovati in balia delle onde. La sua calma imperturbabile ci ha contagiato e ha dissipato in parte i nostri timori. Dopo un'attesa che ci è sembrata eterna, una barca di soccorso è venuta in nostro aiuto. Saliti a bordo, abbiamo osservato mentre la nostra barca veniva riparata. Ora che ci ripenso, non posso che sorridere di quell'episodio! Gli imprevisti sono il sale dei viaggi fai da te, aggiungono pepe all'esperienza. Sul momento, certo, non sono il massimo, ma con il tempo si trasformano in aneddoti divertenti e preziosi ricordi di vita vissuta. Sono proprio questi imprevisti a rendere i viaggi così completi ed emozionanti. "Come quella volta che eravamo convinti di rimanere per sempre sperduti in mezzo al mare, pronti per diventare il pasto per qualche squalo affamato!"😂
che faticaccia!!
Dopo il burrascoso viaggio in barca, l'arrivo su Redang è un vero balsamo per l'anima. Sbarcati proprio sulla spiaggia del nostro Coral Redang Island Resort, non possiamo che esclamare: fantastico!
Il panorama che si apre davanti agli occhi è da togliere il fiato: spiagge candide lambite da acque limpide, palme che ondeggiano al vento e una vegetazione rigogliosa che ricopre le colline. Un vero paradiso tropicale che cancella in un istante ogni ricordo della turbolenta traversata in mare.
piscina davanti al bungalow
Dopo un caloroso benvenuto con un cocktail rinfrescante, ci siamo concessi un meritato relax per il resto della giornata. Il nostro bungalow era un vero sogno: da una finestra si affacciava sulla piscina e sul bar, mentre dall'altra si apriva la vista sulla spiaggia. Cosa volere di più dalla vita?
spiaggia davanti al resort (Pasir Panjang)
La scelta di fare un pacchetto snorkeling con il resort si è rivelata davvero azzeccata! Due boat trip al giorno alla scoperta delle meraviglie marine di Redang: un'esperienza da non perdere. I giri snorkeling sono stati davvero fantastici. I ragazzi che ci accompagnavano, oltre ad essere simpatici e preparati, erano anche decisamente affascinanti (un dettaglio che non guasta mai!). Ci hanno guidato alla scoperta di un mondo sottomarino ricco di colori e di vita. Pesci di ogni forma e dimensione, coralli e persino i famosi pesci pagliaccio, i Nemo tanto amati dai bambini. Un'emozione unica è stata nuotare con gli squaletti; purtroppo ne ho visto solo uno di sfuggita, ma è stato comunque un incontro elettrizzante. Durante le escursioni in barca abbiamo conosciuto una coppia di italiani molto piacevole con cui abbiamo trascorso un paio di giorni fantastici.
si, mi sono innamorata 😵
Nemo
punto snorkeling
relax sulla nostra spiaggia
spiaggia di Pasir Pajang la sera

L'ultima spiaggia a Redang: un paradiso perduto
L'ultimo giorno a Redang, un barcaiolo ci ha condotti verso una spiaggia da sogno, che ora viene chiamata Turtle's beach. Nascosta in una baia incontaminata adiacente al lussuoso resort Taaras, questa spiaggia era raggiungibile solo via mare. Ci siamo fatti lasciare lì, con l'accordo di essere recuperati alle 5 del pomeriggio. Era un paradiso terrestre: un'enorme distesa di sabbia dorata lambita da un mare cristallino che sfumava in infinite tonalità turchese. Purtroppo, guardando sul web, vedo che non è più lo stesso, ma circa 10 anni fa era praticamente deserto, solo una vasta spiaggia e un mare da cartolina. Da quel luogo, non avrei più voluto andarmene. A parte noi due, gli unici ospiti erano quattro ragazzi del luogo, che poi abbiamo scoperto essere dipendenti del resort Taaras in pausa lavorativa.
Abbiamo commesso l'errore di non indossare nemmeno le infradito, pensando di essere più liberi, senza considerare che per bere o mangiare avremmo dovuto camminare per circa 20 minuti sotto il sole cocente! Fortunatamente, i ragazzi che abbiamo conosciuto in spiaggia, a cui avevamo prestato le maschere per lo snorkeling, sono venuti in nostro soccorso con le loro ciabatte (loro si spostavano in motorino). Così, ci siamo riuniti tutti al bar dove abbiamo pranzato insieme. Ma la vera sorpresa è arrivata al momento del conto: quando ho cercato di pagare per tutti (il prezzo per noi era davvero minimo), i ragazzi hanno insistito per fare una colletta e pagarci il pranzo. Un gesto di spontanea ospitalità che mi ha commosso profondamente. E' proprio in questi momenti che si capisce la vera essenza di un viaggio: non solo paesaggi mozzafiato, ma anche incontri inaspettati che ti aprono il cuore e ti fanno scoprire la generosità delle persone.


L'isola di Redang, come le Perhentian, vanta spiagge da sogno e acque mozzafiato, e sono felice di averle visitate entrambe. Le Perhentian attraggono un turismo più giovane e festaiolo, mentre Redang risulta più tranquilla di sera, con meno locali.
Addio emozionante a Redang
L'ultima mattina a Redang è stata indimenticabile. Mi sono svegliata presto per ammirare l'alba sulla spiaggia e riempirmi gli occhi fino all'ultimo minuto di quella vista mozzafiato. Immersa nel silenzio, circondata dalla bellezza, ho rivissuto con immensa emozione tutti i momenti di quel viaggio, commuovendomi ancora una volta. Ricordo ancora vividamente quella sensazione. 💚
bye bye Redang..sul trattorino verso l'imbarco per il ritorno
Dall'aeroporto di Kuala Terengganu abbiamo preso il volo per Kuala Lumpur, atterrando verso sera. Per la nostra ultima notte abbiamo soggiornato al Sunbow Hotel Residency, ora rinominato SunGold Inn.
Arrivederci Malesia: l'ultimo giorno a Kuala Lumpur
Il giorno dopo, lasciati gli zaini in hotel, abbiamo esplorato un'altra parte della città non vista prima. Nel tardo pomeriggio siamo saliti allo sky bar del Traders Hotel, che vanta una splendida piscina centrale. Purtroppo, non siamo riusciti a trovare un posto libero e non abbiamo potuto consumare, ma la vista era comunque pazzesca. Non potevamo lasciare la città senza ammirare dall'alto le due iconiche torri gemelle delle Petronas!
E così, con una cena veloce a Kuala Lumpur, si conclude il nostro viaggio. Un volo di rientro ci attende, con partenza alle 23:15.
Istanbul: un'alba surreale tra moschee e cani randagi
La destinazione successiva: Istanbul. L'atterraggio è previsto per le 05:35 del mattino, con uno scalo di circa 9 ore a nostra disposizione. Perfetto per un assaggio di questa affascinante città.
Tuttavia, non eravamo nelle condizioni migliori per esplorarla. Non avendo dormito la notte precedente (io una volta dormivo a sprazzi di 15/20 minuti durante i voli) abbiamo vagato per le strade come due zombie viventi, senza un senso preciso e una meta definita.
Alle 6:00, con l'apertura della metropolitana, ci siamo inoltrati nelle strade di Istanbul in direzione della Moschea Blu. Percorrendo le strade vuote, l'unica compagnia era quella dei cani randagi, che rendevano l'atmosfera surreale, quasi apocalittica. 😆
Tutto era ancora chiuso, i negozi e le attività non avevano ancora dato inizio alla loro giornata. Abbiamo camminato fino a trovare un bar aperto, dove abbiamo fatto colazione e atteso l'apertura della Moschea Blu.
Finalmente siamo entrati all'interno della famosa Moschea Blu. Ovviamente, come da tradizione, ci siamo coperti il capo e le spalle (io) e tolti le scarpe (entrambi). L'interno della Moschea è un vero spettacolo, nonostante l'intensa puzza di piedi che pervade l'aria.😩
Dopo la Moschea Blu decidiamo di dirigerci verso un altro simbolo di Istanbul: la basilica di Santa Sofia. La fila però era davvero lunga e, tra la stanchezza accumulata ed il caldo torrido, dopo un pò abbiamo abbandonato l'idea e ci siamo diretti verso il Grande Bazar.Ma, sfortunatamente, non avevamo controllato gli orari di apertura: il Grande Bazar era chiuso!😔
Dopo il Grande Bazar chiuso, decidiamo di fare ancora un giro nel centro. Ci imbattiamo in un altro bazar, dove ci perdiamo tra le mille spezie, aromi e prelibatezze culinarie. Dopo tanto camminare, è ora di dirigerci verso la metropolitana e puntare all' aeroporto.
Come primo approccio, Istanbul si è rivelata una città incredibilmente affascinante. Sicuramente, prima o poi, pianificheremo un tour più approfondito della Turchia e la esploreremo con calma, e soprattutto, in uno stato di maggiore riposo! 😊
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