Viaggio in Cambogia: tre settimane indimenticabili
15 agosto - 4 settembre 2015
Con immensa gioia ed entusiasmo abbiamo intrapreso il nostro viaggio in Cambogia e ci siamo letteralmente innamorati di questo Paese, superando ogni nostra aspettativa. E' stato un viaggio ricco di emozioni intense e di contrasti: dall'orrore provocato dal genocidio alla bellezza di un popolo così delicato e allo stesso tempo forte.
Ciò che ci ha colpito maggiormente è stata la gentilezza e l'umiltà delle persone, sempre presenti in ogni situazione.
Il nostro itinerario ci ha portato da Bangkok a Phnom Penh, Siem Reap, Koh Samui e di nuovo a Bangkok.
Consigli per un'immersione profonda
Per prepararmi al meglio al viaggio e comprendere appieno la storia e la cultura cambogiana, ho letto due libri che consiglio vivamente, entrambi molto scorrevoli e di facile lettura:
"Il racconto di Peuw bambina cambogiana" di Molyda Szymusiak: un toccante resoconto della vita sotto il regime dei Khmer rossi, visto dagli occhi di una bambina
"Non calpestate le farfalle" di Aki Ra: autobiografia di Aki Ra, cresciuto sotto il regime dei Khmer rossi e diventato bambino soldato; successivamente ha dedicato la sua vita a disinnescare le mine che ancora minacciano la Cambogia, trasformando il suo passato di violenza in un impegno per la pace
Tra ritardi e soste: viaggio da Milano a Phnom Penh
Abbiamo preso un volo da Milano Malpensa con Alitalia per Abu Dhabi e da lì con Ethiad Airways fino a Bangkok (stesso percorso per il ritorno).
Purtroppo, a causa di un ritardo del secondo volo, siamo stati costretti a un'attesa di 10 ore all'aeroporto di Abu Dhabi, lasciando immaginare la stanchezza e la noia che ne sono derivate!
Abbiamo fatto una breve sosta a Bangkok, al The Phoenix hotel Bangkok, solo per la notte, in attesa del nostro volo per Phnom Penh con Air Asia il giorno successivo.
Phnom Penh: prime impressioni
A Phnom Penh siamo arrivati che era già pomeriggio inoltrato a causa di un ritardo del volo. Un amico che era già stato in Cambogia mi aveva fornito il nominativo di un driver locale, Chhin, che avevo già contattato dall'Italia. Nonostante non fossi riuscita a comunicargli il ritardo del volo, Chhin ci ha aspettato pazientemente all'aeroporto. Questo primo gesto di gentilezza e affidabilità da parte di un perfetto sconosciuto è stato un assaggio di ciò che avremmo incontrato durante il nostro viaggio in Cambogia.
Chhi, un uomo taciturno e tranquillo che emana immediatamente fiducia, ci ha accompagnato per due giorni alla scoperta di Phnom Penh.
Abbiamo soggiornato al Le grand Mekong hotel, un'ottima struttura situata in una posizione centrale per visitare la città, affacciato sul fiume Mekong. La vista dalla terrazza dell'hotel era davvero splendida.
L'arrivo a Phnom Penh è stato davvero toccante. Nonostante fossimo preparati alla povertà e alle difficoltà che affliggono molti cambogiani, vedere bambini nudi e sporchi che spartiscono il cibo per strada è stato un pugno allo stomaco. La realtà di questa città ci ha colpiti in modo immediato e profondo.
Dopo aver mangiato qualcosa nei dintorni dell'hotel, abbiamo fatto un giro sul lungofiume. Anche qui, la povertà era evidente: molte persone dormivano per strada, senza un tetto sotto cui ripararsi.
La sera, sul tetto dell'hotel, sorseggiando una birra Anchor, abbiamo confrontato le nostre prime impressioni e organizzato la giornata successiva.
Un giorno intenso tra storia, emozioni e contrasti
Il giorno seguente è stato davvero intenso, sia a livello fisico che emotivo. Il caldo era tremendo e le visite programmate numerose.
Il nostro autista, il caro Chhin, è passato a prenderci con il tuk tuk di buon'ora per iniziare la nostra esplorazione della città.
La nostra prima tappa a Phnom Penh è stata il Palazzo Reale, un complesso affascinante che rappresenta il cuore della città e della monarchia cambogiana. Composto da diversi edifici in stile Khmer, piccoli templi e pagode, il Palazzo Reale è un vero e proprio gioiello dell'architettura e un luogo ricco di storia e cultura. Noi abbiamo deciso di visitare il Palazzo al mattino presto, e devo dire che è stata una scelta azzeccata. In questo modo, abbiamo potuto goderci la bellezza del complesso in tutta tranquillità, senza la folla di turisti che affluisce nelle ore successive.






La visita al Palazzo Reale è stata un'esperienza particolare. Da un lato, siamo rimasti incantati dalla bellezza del complesso, con i suoi edifici dorati, i giardini curatissimi e i dettagli architettonici finemente decorati. Dall'altro, non abbiamo potuto fare a meno di notare il contrasto stridente con la realtà che ci circondava appena fuori dalle mura del palazzo. Questo contrasto tra la perfezione, la pulizia e il dorato del luogo non può che stupire, considerando il contesto della città, caratterizzato da povertà, sporcizia e scarsa manutenzione.
Dopo questa prima tappa, era inevitabile per noi visitare il Choeung Ek Genocidal Center.
strada verso il Choeung Ek


Il Choeung Ek Genocidal Center è il più famoso dei 300 Campi della Morte sparsi in Cambogia, triste retaggio del regime dei Khmer rossi. Un luogo carico di dolore e di storia, dove migliaia di persone innocenti hanno perso la vita. Nonostante la durezza dell'argomento, il tour è ben strutturato e permette di conoscere a fondo la tragica storia di questo sito. Audioguide in tutte le lingue accompagnano i visitatori lungo un percorso scandito da 19 fermate, ognuna delle quali racconta un pezzo di questa terribile realtà. Lungo il percorso, a volte si scorgono brandelli di vestiti o frammenti di ossa che emergono dal terreno, crudeli testimonianze delle atrocità commesse. Tra le immagini che più mi hanno colpito, lo stupa commemorativo che racchiude 5.000 teschi ritrovati e un albero contro il quale venivano uccisi i neonati. L'impatto emotivo di questo luogo è davvero molto forte. Le testimonianze nelle cuffie e la struggente melodia di "oh Phnom Penh" strumentale che accompagna la passeggiata finale tra gli acquitrini hanno creato un silenzio assordante, carico di dolore e riflessione. Visitare il Choeung Ek Genocidal Center non è facile, ma è un passo necessario per comprendere meglio la storia della Cambogia e per rendere omaggio alle vittime di un genocidio che non deve essere mai dimenticato. Un'esperienza che ti scuote nel profondo e ti spinge a riflettere sulla fragilità della vita e sulla necessità di lottare contro ogni forma di intolleranza e violenza.
Dopo la visita, io e Dani siamo rimasti a lungo in silenzio.
La successiva tappa è stata il Toul Sleng Genocide Museum, conosciuto anche come prigione S21: una ex scuola trasformata in luogo di terrore durante il regime dei Khmer rossi. Tra il 1975 e il 1979, circa 18.000 persone furono detenute e torturate qui. Ora, il museo commemora questo tragico massacro con foto e testimonianze. L'atmosfera del museo è pesante e silenziosa. E' impossibile non essere commossi di fronte a tanta crudeltà e ingiustizia. Anche noi, come molti altri visitatori, siamo rimasti in silenzio, incapaci di trovare le parole per esprimere le nostre emozioni.
Dopo aver lasciato il museo, abbiamo cercato rifugio in un bar per una bevanda rinfrescante, lottando contro il caldo opprimente che ci faceva quasi svenire. Nonostante fosse l'ora di pranzo, nessuno di noi aveva appetito.
Successivamente, ci siamo diretti verso il celebre mercato centrale, Phsar Tmai, un edificio a forma di x pieno di bancarelle che offrivano ogni tipo di merce, in particolare gioielli.
Dopo il caos del mercato centrale, il nostro caro Chhin ci ha portato a visitare il Wat Phnom, un piccolo tempio buddista situato su una collinetta nel centro di Phnom Penh. Per raggiungerlo, abbiamo dovuto affrontare una lunga scalinata esterna, un'impresa non da poco data la calura torrida! Nonostante la fatica, la salita è stata ricompensata dalla bellezza del luogo. Il Wat Phnom ha un fascino tutto suo e offre un rifugio di pace e tranquillità per staccare dal caos del centro città.
Sudati e stanchi, siamo riusciti a tornare in hotel appena in tempo prima che una violenta pioggia allagasse praticamente tutta la città. Per cena, abbiamo optato per un accogliente ristorante nelle vicinanze, lungo la strada dell'hotel.
Viaggio verso Siem Reap: un assaggio della Cambogia rurale
Dopo un'intensa giornata di visite storiche e culturali, il giorno dopo siamo pronti a lasciare Phnom Pehn per dirigerci verso Siem Reap. Abbiamo deciso di raggiungere la stazione degli autobus a piedi, approfittando dell'occasione per fare un'ultima passeggiata per le strade della città.
Non si possono non notare i fili elettrici che penzolano un pò ovunque per le strade della capitale😱
E così, dopo aver salutato la capitale, ci siamo messi in viaggio a bordo di un minivan della Golden Bayon Express. Il viaggio, durato circa 5 ore, è stato un'occasione preziosa per immergerci nella realtà della Cambogia rurale e per conoscere meglio la sua gente.
Nonostante la scomodità del minivan, il viaggio è stato davvero speciale. Ci ha permesso di osservare da vicino la vita quotidiana della gente del posto, le loro abitudini e i loro lavori nei campi. Abbiamo visto le loro case semplici nei loro piccoli villaggi rurali, immersi nella natura incontaminata.
Ecco alcuni scatti che abbiamo catturato durante il tragitto:
Durante una sosta a metà viaggio per il pranzo, abbiamo avuto l'opportunità di osservare la vivace scena dei bambini che uscivano dalla scuola e le bancarelle affollate di stuzzichini locali. Siamo riusciti a resistere alla tentazione di assaggiarli, ma chissà, magari la prossima volta!
Durante il nostro soggiorno a Siem Reap abbiamo alloggiato per 4 notti a La Da Kiri Boutique. Un'ottima scelta, l'hotel era pulito, confortevole e situato in una posizione strategica, vicino al centro della città ma non nel caos più assoluto (anche se un paio di sere abbiamo sentito cantare turisti inglesi ubriachi in qualche bar nelle vicinanze). La struttura ha una caratteristica un pò diversa dal solito: il vetro tra la camera ed il bagno. In più, la presenza di una piscina all'interno dell'hotel è stata davvero indispensabile per affrontare il caldo del periodo. E' inoltre presente anche una spa con servizio massaggi ma non ne abbiamo usufruito poiché erano più costosi rispetto alla media della città.
Siem Reap è una cittadina che si presta bene a essere visitata a piedi.
Abbiamo deciso di affidarci per alcuni spostamenti più lunghi a un driver locale: Keath. Un personaggio davvero simpatico e preparato, che ci ha scarrozzato con il suo tuk tuk per tutta la durata del nostro soggiorno. Oltre a guidare abilmente il suo tuk tuk, Keath si è rivelato anche un ottimo cicerone. Ci ha fornito spiegazioni interessanti sui luoghi che abbiamo visitato e ci ha fatto scoprire angoli nascosti alla massa. Un'attenzione davvero apprezzata da parte di Keath è stata quella di tenere sempre a portata di mano nel bauletto del tuk tuk delle bottigliette di acqua fresca, indispensabili per affrontare il caldo torrido e l'umidità opprimente. Un gesto semplice, ma che ha fatto la differenza per il nostro comfort.
Dopo esserci rifocillati con un gustoso piatto di uova, riso e pollo, non abbiamo resistito all'idea di andare subito a vedere il tramonto nel parco di Angkor. Ci siamo fatti accompagnare da un amico di Keath, poiché lui era impegnato in quel momento. Abbiamo scelto di ammirare il tramonto dal tempio Phnom Bakheng, situato in cima ad una collina. Già al nostro arrivo, il tempio era affollato di persone che aspettavano lo spettacolo.
Nonostante le attese, il tramonto è stato offuscato dalle nuvole, risultando meno scenografico di quanto ci aspettassimo. Nondimeno, il sito rimane comunque molto suggestivo.
stradina sotto l'hotel
in viaggio verso il parco
si intravede da lontano Angkor Wat
Abbiamo cenato in un grazioso ristorante nel centro di Siem Reap, dove abbiamo assaggiato il tipico Cambodian BBQ. Questa esperienza culinaria è stata particolare, con pezzetti di carne di coccodrillo e serpente, tra le altre cose, cucinate sulla phnom pleung, la tipica padella. Nonostante i pezzetti fossero così piccoli da renderne difficile il riconoscimento, è stato comunque un piatto intrigante e degno di essere provato!
Dopo cena, abbiamo deciso di immergerci nella vivace atmosfera del night market di Siem Reap, animato e affollato da persone, colori e profumi. Le bancarelle offrivano una vasta gamma di prodotti di ogni genere. Finalmente, ho avuto l'opportunità di assaggiare il famoso durian, noto per il suo odore pungente e sgradevole, e devo dire che, sorprendentemente, mi è piaciuto molto!
Quindi abbiamo deciso di ritirarci presto per poterci preparare per la sveglia alle 4 del mattino il giorno successivo. Dovevamo infatti incontrare Keath. che ci avrebbe condotti nel parco di Angkor nel punto migliore per poter ammirare l'alba sui templi di Angor Wat.
Alba mistica e tour de force ad Angkor Wat
Nonostante le lamentele di Dani, convinti che solo noi potessimo essere così folli da svegliarci così presto, abbiamo raggiunto il punto panoramico. Qui, con grande sorpresa, ci siamo ritrovati circondati da un'infinità di persone come noi, tutte pronte ad assistere allo spettacolo dell'alba!
Ma ne è valsa assolutamente la pena: l'esperienza dell'alba ad Angkor Wat è stata magica. I primi raggi del sole hanno illuminato i secolari templi, creando un gioco di luci e ombre che ha reso l'atmosfera surreale e mistica. I templi e le nuvole si riflettevano nelle acque del laghetto antistante, creando un quadro di bellezza indescrivibile. Le foto che ho scattato durante le varie fasi del sorgere del sole non riescono a catturare appieno la vera bellezza di questo spettacolo, qualcosa di unico ed irripetibile, che solo l'esperienza diretta può trasmettere appieno.
Dopo l'alba, io e Dani avevamo dato per scontato che Keath ci avrebbe riportati in hotel per tornare più tardi a visitare il parco archeologico. Invece, con nostra sorpresa, ci ha comunicato che era meglio proseguire subito con la visita, sfruttando al meglio le prime ore della mattinata. E così è iniziata la nostra giornata "tour de force": un susseguirsi di visite a templi e siti archeologici di Angkor, immersi nella bellezza e nella storia di questo luogo magico. Purtroppo, non essendo preparati a una giornata così intensa e non avendo portato con noi un cambio di abbigliamento, ci siamo ritrovati stanchi e provati dal caldo torrido e dall'umidità opprimente. Le foto che ci siamo scattati durante la giornata ci ritraggono come veri e propri "zombi viventi" , con occhiaie profonde e un'espressione da naufraghi. Ogni volta che riguardiamo quelle poche foto decenti che abbiamo fatto, non possiamo fare a meno di ridere a crepapelle! Certo, non eravamo al top della forma, ma quest'esperienza ci ha insegnato una cosa fondamentale: che anche nei momenti più difficili e surreali, c'è sempre spazio per un sorriso e una risata. E di sorrisi e risate, durante quel tour indimenticabile, ne abbiamo fatti parecchi!
Ricordo ancora quando, dopo aver visitato l'ennesimo tempio sotto il sole cocente, ci siamo accasciati all'ombra di un albero, completamente stremati. Ci siamo guardati a vicenda, con le lingue penzoloni e gli occhi sgranati, e non abbiamo potuto fare a meno di scoppiare a ridere. Eravamo due zombi viventi, ma due zombi felici di essere lì, immersi nella bellezza di Angkor Wat.
Ogni tempio visitato, ogni angolo scoperto, ogni scorcio ammirato ci ha regalato emozioni uniche e ci ha fatto immergere nella grandiosità di questa civiltà antica.
Abbiamo iniziato il tour passando dalla porta sud, attraversando un ponte decorato con statue di dei e demoni, già di per sè uno spettacolo mozzafiato, accompagnati anche da simpatiche scimmiette.
Keath ha deciso di iniziare il nostro tour de force dal tempio Bayon, uno dei gioielli indiscussi del parco archeologico, e non poteva fare scelta migliore. Mentre nelle ore successive il tempio si sarebbe riempito di turisti, noi abbiamo avuto il privilegio di visitarlo in tranquillità, immersi nel suo silenzio surreale, e ammirare ogni suo dettaglio con calma. Fin dal primo sguardo, il Bayon ci ha conquistati con la sua imponenza suggestiva. Le sue torri, sormontate da mille facce enigmatiche che ti scrutano da ogni angolo con un sorriso beffardo, ci hanno avvolti in un'atmosfera mistica e magnetica.
Dopo il fascino magnetico del Bayon, abbiamo visitato il Baphuon, il tempio "montagna". Come un gigante addormentato nella pianura, il Baphuon si ergeva maestoso di fronte a noi. Determinati a conquistare la vetta, ci siamo lanciati nella salita, affrontando gradini irregolari e pendenze impegnative. Abbiamo raggiunto la terrazza più alta e la vista che si è aperta davanti ai nostri occhi è stata stupenda. Ho avuto anche la brillante idea di sbattere la testa contro un pietrone, per fortuna senza gravi conseguenze se non un dolore allucinante!
Successivamente, abbiamo raggiunto a piedi anche la Terrazza degli Elefanti.
Il nostro giro ad Angkor è proseguito alla scoperta di due gioielli meno conosciuti: i templi di Chao Say Tevoda e Thomanon. Guidati da Keath, ci siamo avventurati fuori dai sentieri battuti, immersi nella lussureggiante foresta che circonda i templi. La decisione di affidarci a una guida locale esperta è stata essenziale. Anche se avremmo potuto esplorare il parco autonomamente, magari noleggiando un motorino e vagando per le strade alla ricerca di luoghi da scoprire, da soli non avremmo mai trovato alcuni angoli nascosti e tesori che lui ci ha svelato.
Da lì ci siamo diretti al Ta Prohm, celebre per alcune scene del film Tomb Raider. Fin dal primo sguardo si è rivelato un tempio diverso da quelli visti in precedenza. Qui, la natura ha preso il sopravvento, avvolgendo le rovine con un abbraccio verdeggiante. Le imponenti radici di alberi secolari si intrecciano tra le pietre, creando un'atmosfera suggestiva e surreale.
Sembrava di essere in un luogo incantato, dove la natura sembrava stesse reclamando i suoi spazi. L'armonia imperfetta tra l'architettura khmer e la forza vitale della giungla creava un fascino magnetico, un'immagine che resterà impressa per sempre nella mia mente.
Dopo aver visitato l'ultimo sito, essendo stati in piedi dalle 4 del mattino, eravamo davvero esausti e abbiamo deciso di farci portare in hotel per un pò di relax in piscina. Prima di cena, ci siamo concessi un piacevole massaggio in un centro lungo la via dell'hotel, anche se non ricordo il nome specifico (ce ne sono davvero parecchi), posso confermare che il massaggio è stato molto rigenerante e il personale estremamente cordiale e premuroso.
Per la cena serale, abbiamo optato per un ristorantino nel centro città, precisamente il ristorante Chamney, che personalmente mi è piaciuto molto.
giretto in pub street dopo cena
Avventure tra templi e natura: alla scoperta di Angkor e oltre
L'indomani, in compagnia del nostro amico Keath, ci siamo diretti verso i templi più remoti a bordo del tuk tuk. Il viaggio si è rivelato un'esperienza davvero indimenticabile.
Il primo sito del nostro itinerario è stato Banteay Srey, un vero gioiello dell'architettura Khmer, rinomato per la raffinatezza e qualità dei suoi bassorilievi.
risaie dietro al sito
Proseguendo il nostro viaggio in tuk tuk, abbiamo raggiungo il Kulen National Park. Dopo una piacevole camminata di circa mezz'ora nella giungla, lungo un sentiero in salita ma agevole, siamo giunti al Kbal Spean. Qui, un panorama mozzafiato ci attendeva: bassorilievi scolpiti direttamente nel letto del torrente, un'opera d'arte unica nel suo genere.
E non potevamo farci sfuggire l'occasione di fare una bella doccia sotto una cascata nelle vicinanze. Ahh, che sollievo! Era proprio quello di cui avevamo bisogno!
liane lungo il sentiero
pranzetto e relax post mangiata
Nel pomeriggio, abbiamo ripercorso il viaggio di ritorno a bordo del nostro tuk tuk, immergendoci nuovamente nella vivace quotidianità della Cambogia, godendo degli scorci indimenticabili di vita locale.
una scuola
E finalmente, eccoci di fronte a lui: Angkor Wat, il tempio più maestoso e grandioso mai visto e mai costruito dall'uomo. Lo abbiamo raggiunto dal lato posteriore, pronti a scoprire i suoi segreti e lasciarci ammaliare dalla sua immensità.
Un colpo di fortuna inaspettato! La coda all'ingresso di Angkor Wat era interminabile, ma un improvviso acquazzone torrenziale ha spinto tutti i visitatori a ripararsi sotto le colonne laterali. Appena smesso di piovere, ci siamo precipitati all'ingresso e siamo stati tra i primi ad entrare. Viva la pioggia!
E' difficile descrivere con parole il tempio di Angkor. La sua grandezza lascia un'impressione indelebile nel cuore.
ingresso anteriore
Dopo la pioggia, è apparso un bellissimo arcobaleno. Anche se nella foto è poco visibile, era lì, a completare la magia del momento.
Tornati dall'avventura, ci siamo concessi una birretta al bar sul tetto dell'hotel, godendo della vista panoramica della città.
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Per coronare una giornata fantastica, abbiamo scelto di immergerci nell'atmosfera magica del Phare Circus, un circo cambogiano che ha saputo conquistarci con la sua originalità e il suo messaggio di speranza. Dimenticatevi gli elefanti e i leoni: qui gli unici protagonisti sono gli acrobati, eccezionali nel loro corpo a corpo, nelle loro evoluzioni e nelle loro gag comiche. La loro bravura e simpatia hanno saputo catturare l'attenzione di tutti, incluso Dani, che nonostante il suo inglese non eccellente ha apprezzato appieno lo spettacolo. Ma il vero fascino del Phare Circus risiede nella sua storia. Nato come scuola per offrire un futuro ai bambini e ai ragazzi indigenti attraverso l'arte, si è trasformato in un importante centro educativo ed artistico, dando loro l'opportunità di riscatto e di realizzare i propri sogni. Assistere a uno spettacolo del Phare Circus non è solo un divertimento, ma un'esperienza che arricchisce il cuore e che ci ricorda l'importanza dell'arte e della solidarietà.
io con uno degli artisti dopo lo spettacolo
Lago Tonle Sap e Angkor: tra villaggi galleggianti e meraviglie millenarie
Il giorno successivo, spinti dalla curiosità di scoprire un aspetto più autentico della Cambogia, Keath ci propone di avventurarci verso i villaggi galleggianti del lago Tonle Sap. Il nostro viaggio in tuk tuk ci ha condotto attraverso paesaggi rurali punteggiati da piccoli villaggi. Lungo il tragitto, non mancano di attirare la nostra attenzione alcuni insediamenti caratterizzati da abitazioni fatiscenti e precarie. Keath, con la sua profonda conoscenza della realtà locale, ci ha spiegato che si trattava di zone simili alle nostre "case popolari", evidenziando la dura realtà che affligge queste comunità meno fortunate.
A bordo di una piccola imbarcazione locale, ci siamo avventurati sul lago Tonle Sap, accompagnati da Keath, il barcaiolo e da un ragazzino dal sorriso timido. Quest'ultimo, con mani esperte e delicate, ha offerto a me e Dani un breve massaggio alla schiena, un gesto gentile e premuroso che celava il suo desiderio di guadagnare qualche soldo per aiutare la sua famiglia.
A circa 19 km a sud di Siem Reap, il lago Tonle Sap si erge come una meraviglia naturale pulsante di vita. La sua peculiarità risiede nelle sue straordinarie trasformazioni stagionali: durante la stagione delle piogge, la sua superficie quadruplica, passando dai 2.500/3.000 km quadrati della stagione secca ai 12.000 km quadrati. Le sue acque allagano i dintorni e quello che normalmente è il fiume Tonle Sap (suo emissario) si ingloba al lago e diventa un tutt'uno.
Un aspetto particolarmente affascinante di questi villaggi è la loro capacità di ricollocarsi. Durante la stagione delle piogge, quando la superficie del lago si espande, le famiglie smontano le loro case e si trasferiscono su terreni più elevati, garantendo così la loro sicurezza e l'accesso alle risorse essenziali.
Il nostro viaggio lungo il fiume Tonle Sap ci ha offerto uno spaccato del ritmo di vita unico che definisce questo lago straordinario. I villaggi galleggianti, con le loro comunità e la loro notevole adattabilità, sono una testimonianza della capacità dello spirito umano di prosperare in armonia con i cicli mutevoli della natura.


Abbiamo raggiunto il villaggio di Chong Kneas, un luogo animato da un vivace fermento di turisti e venditori. L'atmosfera commerciale, in contrasto con le nostre aspettative di un'esperienza autentica, ci ha provocato un iniziale senso di delusione. A bordo della chiatta sulla quale abbiamo attraccato c'era la possibilità di acquistare bevande e cibo, e ogni tanto passava qualche venditore ambulante a proporre qualche oggetto o souvenir. Tra di loro, persino una bambina con un serpente al collo si è avvicinata per chiedere qualche moneta. Nonostante queste osservazioni, ho comunque trovato interessante fare questa gita. Anche se in certi aspetti è diventata un pò troppo turistica, ci ha dato l'opportunità di osservare una realtà diversa alla nostra e di riflettere su alcune questioni. Per esempio, sulla convivenza armoniosa del popolo locale con la natura, in netto contrasto con le pratiche distruttive spesso diffuse nel nostro mondo. Il loro profondo legame con la terra e il rispetto per il suoi doni ci ricordano la nostra responsabilità nel preservare il delicato equilibrio dell'ecosistema.

coccodrilli sul fondo della chiatta
Risaliti sulla terraferma, durante il viaggio di ritorno...
lavori di costruzione strade
Essendo il nostro ultimo giorno in Cambogia, decidiamo di approfittarne per esplorare ancora alcuni tesori del parco di Angkor. Iniziamo visitando il Prasat Pre Roup.
La scalata verso la cima si è rivelata più ardua del previsto, e per poco Dani non ha dovuto abbandonare a causa di un malore improvviso. Un brivido di terrore mi ha attraversato quando l'ho visto accusare malessere e un battito cardiaco accelerato, sintomi evidenti di un colpo di calore. Fortunatamente, eravamo quasi arrivati in cima e, una volta raggiunta, ci siamo rifugiati all'ombra del tempio. Grazie al cielo avevo con me dell'acqua e gliel'ho versata sulla testa per rinfrescarlo. Dopo alcuni minuti di riposo e idratazione, il suo colorito è tornato normale e il suo respiro si è regolarizzato.
Riprendiamo il nostro viaggio, mentre splendidi campi di riso fanno da scenografia lungo il percorso.
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Proseguiamo verso la nostra prossima destinazione: il Prasat Ta Som, conosciuto per il suo pittoresco ingresso orientale avvolto dalle radici di un enorme albero di fico. Sebbene meno noto rispetto ad Angkor Wat o al Bayon, la sua bellezza risiede nel suo stato di rovina avvolgo dalla vegetazione e reclamato dalla giungla circostante. E' stato uno dei luoghi più suggestivi che abbiamo visitato in questi giorni, veramente incantevole.
La nostra terza tappa ci porta al Prasat Preah Neak Pean, un'attrazione unica poichè è costruita su un isolotto artificiale. Per raggiungerla, dobbiamo percorrere una lunga passerella sopra il "laghetto" che si estende per circa 1.800 metri, un'esperienza decisamente diversa dalle altre.
La nostra ultima tappa ci porta al Prasat Preah Khan, un'imponente struttura templare ricca di storia e fascino. Abbiamo esplorato i suoi corridoi e cortili, ammirando le sculture e gli intricati dettagli architettonici che raccontano antiche storie. E' un luogo che ci lascia senza fiato, un perfetto epilogo per la nostra avventura nel magico mondo di Angkor.
Facciamo una sosta per fare un'offerta al monaco, il quale ci benedice e ci dona un braccialetto come segno di buon auspicio.
E così termina il nostro viaggio ad Angkor, con un'ultima sosta davanti al magnifico Bayon per immortalare un ricordo finale. Vogliamo conservare nel cuore e nella mente la grandezza e la bellezza di questi luoghi straordinari. E sì, una lacrimuccia è d'obbligo, perchè questi momenti sono veramente indelebili.
La visita di Angkor Wat e ai suoi templi è stata davvero un'esperienza unica, che ha suscitato in me un'emozione e uno stupore pazzeschi. L'impatto visivo e la vastità di Angkor Wat, unita alla sua ricca storia e simbolismo hanno creato un'esperienza davvero unica e indimenticabile.
Bye Bye Cambogia...e benvenuta Koh Samui
Dopo un addio malinconico alla Cambogia, il nostro viaggio prosegue verso nuove mete. Un volo verso mezzogiorno ci porta a Bangkok, da dove ripartiamo alla volta di Koh Samui, un'isola paradisiaca che ci accoglie intorno alle 19. Qui ci immergiamo in un'atmosfera di relax e bellezza per ben 8 notti, soggiornando al Dream Field Resort, un luogo che ho scoperto solo ora essere chiuso. Si trattava di un piccolo resort a conduzione familiare immerso nella vegetazione, che ci ha conquistati con la sua semplicità e la sua calda ospitalità. I bungalow in muratura, costruiti attorno a una piscina, erano perfetti per chi cercava tranquillità e contatto con la natura. Oltre alla pulizia e all'estetica curata del resort, ciò che ci ha davvero colpito è stata la gentilezza e disponibilità del titolare e di tutto lo staff.
E che dire della cucina? Il Dream Field Resort vantava un ristorante eccellente che ci ha deliziato con numerosi pranzi e cene a base di piatti tipici thailandesi. Dani, notoriamente esigente in fatto di cibo, ha trovato finalmente un posto dove poteva mangiare con gusto e soddisfazione, definendolo il suo ristorante preferito di tutti i nostri viaggi al di fuori dell'Europa!
il nostro bungalow
La serata trascorre con una cena al ristorante del resort, seguita da un rilassante bagno serale in piscina.
Koh Samui: tra spiagge, relax e sapori thailandesi
I giorni a Koh Samui sono trascorsi all'insegna della libertà e dell'avventura. Affittando un motorino direttamente al resort, abbiamo avuto la possibilità di esplorare l'isola in lungo e in largo, scoprendo angoli nascosti e paesaggi mozzafiato. Ci siamo concessi momenti di relax sulle diverse spiagge di sabbia bianca e abbiamo gustato una varietà di piatti a base di pesce e autentica cucina thailandese 😍
un ottimo curry per me
classico pad thai per Dani
cystal bay
cenetta al Fisherman's village
Alla scoperta del Parco Nazionale Marino di Ang Thong
Dopo due giorni di puro relax sulle spiagge dorate di Koh Samui, era giunto il momento di immergerci nella bellezza incontaminata del Ang Thong National Marine Park, partecipando a un tour giornaliero di snorkeling.
La giornata è iniziata presto, alle 7:30, quando sono venuti a prenderci con la navetta direttamente davanti all'hotel per portarci al molo. Alle 8:30, la barca è partita offrendoci una leggera colazione a bordo. Lungo il tragitto, abbiamo fatto una breve sosta per un bagno e un pò di snorkeling prima di arrivare alla nostra destinazione.
Alle 10 del mattino circa, siamo approdati su una deliziosa spiaggetta dell'isola Mae Koh, dove ci attendeva un'avventura emozionante: il kayak lungo la costa. Mentre ci avventuravamo tra i roccioni e ammiravamo il paesaggio circostante, ci siamo trovati a ridere e a imprecare perchè facevamo fatica a procedere, ma è stato tutto parte del divertimento! 😂
Dopo una piacevole sosta sulla spiaggia di Mae Koh, ci siamo diretti verso un nuovo tesoro naturale: il lago salato Talay Nal. Una breve camminata di circa dieci minuti e una scalinata ci hanno separato da questo spettacolo mozzafiato. Appena giunti al belvedere, un panorama eccezionale si è aperto davanti ai nostri occhi. Lo sguardo spaziava sul lago, di colore verde smeraldo circondato da scogliere a strapiombo e sulla vegetazione circostante.


La foto qui sotto purtroppo non rende giustizia, ma il panorama che si presentava davanti a noi era veramente mozzafiato: da una parte il mare turchese e dall'altra il lago smeraldo. 😍
la scalinata per arrivare in cima
Dopo essere scesi giù, abbiamo mangiato un pranzo a buffet seguito da un pò di relax sulla spiaggia. Verso le 14,30 siamo ripartiti per fare ritorno a Koh Samui.
Esplorando i tesori nascosti di Koh Samui
Il giorno successivo, dopo una mattinata di relax e un tranquillo pranzetto, abbiamo deciso di visitare le cascate Na Muang, che, onestamente, non sono state particolarmente impressionanti.
sentiero nella jungla per le cascate
Nei dintorni della spiaggia di Lamai si trovano delle formazioni rocciose particolari chiamate Hin Ta e Hin Yai rocks, che assomigliano notevolmente ai genitali maschili e femminili, creando una curiosa attrazione turistica.

visita al tempio del Big Buddha
Esperienza culinaria a Samui: corso di cucina thailandese
Il giorno seguente ho partecipato ad un corso di cucina thailandese presso Samui Good Herb. Immersi in un'atmosfera accogliente, ho avuto la possibilità di scegliere i piatti che avrei preparato, optando per due classici come il Pad thai e il Green Curry. La particolarità di questo corso è stata la presenza di un orto rigoglioso dove, al termine della lezione, le signore che ci hanno guidato ci hanno condotto in un affascinante tour. Tra spiegazioni dettagliate e coinvolgenti, abbiamo potuto conoscere le diverse erbe e piante aromatiche utilizzate nella cucina thailandese, annusandone i profumi e assaggiandone i sapori. Dopo la lezione, abbiamo avuto la soddisfazione di gustare i piatti preparati con le mie mani.
faccia di Dani prima dell'assaggio
faccia di Dani dopo l'assaggio!!😂
Un'escursione da sogno a Koh Nangyuan
Un paio di giorni dopo, ci siamo imbarcati su una speedboat per un'altra escursione indimenticabile all'isola di Koh Tao.
Dopo un viaggio piacevole siamo approdati sulla splendida isola di Koh Nangyuan, un vero paradiso terrestre. Avevamo a disposizione qualche ora di tempo libero per goderci appieno questo scenario mozzafiato. Ci siamo immersi nelle acque turchesi e abbiamo preso il sole sulla spiaggia soffice.
L'isola di Koh Nangyuan è un vero gioiello della natura: tre piccoli isolotti collegati da una striscia di sabbia bianchissima che si immerge in acque cristalline. Dal view point, si può ammirare l'intera isola dall'alto, uno spettacolo che toglie il fiato. Purtroppo, le foto non rendono giustizia alla sua bellezza da cartolina. Salire fino al punto panoramico è stata un'impresa sotto il caldo asfissiante. Ironicamente, dopo aver faticato per raggiungerlo, abbiamo avuto solo il tempo di scattare solo due foto veloci, poichè eravamo senza cappello ed il sole ci stava davvero dando del filo da torcere! 😵 Tuttavia, ne è valsa assolutamente la pena.
a riva i pesciolini che ogni tanto mordicchiano
Dopo esserci deliziati con un pranzo a buffet presso un grazioso ristorantino sull'isola, ci siamo concessi ulteriore relax sulla spiaggia prima di intraprendere il viaggio di ritorno, con una tappa per lo snorkeling nelle acque circostanti Koh Tao.
Koh Samui si è rivelata una piacevole sorpresa: una settimana all'insegna del relax, immersa nella natura rigogliosa e cullata dal ritmo tranquillo della vita isolana. Personalmente, devo ammettere che il mio cuore batte per la costa di Krabi, con i suoi paesaggi mozzafiato e la sua atmosfera più selvaggia. Tuttavia, ad agosto Samui rappresenta sicuramente un'ottima scelta: il clima è ideale per godersi le splendide spiagge e le numerose attività che offre.
bye bye Koh Samui
Bangkok: esplorando nuovi angoli della metropoli thailandese
Il 31 di agosto, dopo un altro volo, siamo atterrati a Bangkok intorno all'ora di pranzo. Pronti per immergerci nuovamente nel fascino caotico di questa megalopoli che amiamo così tanto. Questa volta, il nostro nido è stato l'hotel Casa Nitra, con la sua invitante piscina sul tetto.
Bangkok, con la sua energia travolgente e la sua innumerevole varietà di attrazioni, non smette mai di stupirci. Questa volta, ci concentreremo su nuovi angoli da scoprire, lasciandoci guidare dalla curiosità e dal desiderio di immergerci ancora più a fondo nella sul cultura vivace.
Il nostro primo passo è stato l'area del molo Tha Maharaj, situata sul lungofiume Chao Phraya. Un quartiere ricco di vita, brulicante di gente e di mercati dove perdersi tra profumi, sapori e colori.
mercato degli amuleti
bellissimi fiori di frangipane
sullo sfondo si intravede il mio tempio preferito di Bangkok, il wat Arun, purtroppo con i ponteggi
sporcizia nel fiume
relax sul tetto dell'hotel
tappa da James Fashion per ordinare camicie per Dani
La nostra serata a Bangkok non poteva che concludersi con un giro sulla vivace Khaosan Road. Impossibile non farsi contagiare dall'atmosfera caotica e festosa di questa via, che ci ha accolti come sempre con la sua musica, le luci al neon e l'odore inebriante di cibo di strada. Tra bancarelle di souvenir e negozi, abbiamo trovato l'oggetto che ci mancava: un trolley. I nostri zaini erano ormai pieni di ricordi e acquisti, e un aiuto per il viaggio di ritorno era necessario.
tipico personaggio di Khaosan Road😆
Esplorando il mercato galleggiante e le antiche rovine di Ayutthaya
L'indomani, lasciandoci alle spalle il caos di Banglok, ci siamo diretti verso il mercato galleggiante, situato a circa 110 Km dalla città. Il nostro accompagnatore è stato un taxista carinissimo, con cui avevamo concordato il giorno prima il programma della giornata.
Giunti al mercato galleggiante, siamo stati catapultati in un mondo di colori, profumi e sapori. Le barche cariche di frutta, verdura e prodotti artigianali si muovevano lentamente lungo i canali, creando uno spettacolo suggestivo che ci ha riportato indietro nel tempo.
Il mercato si è rivelato molto suggestivo, anche se ha perso un pò del suo autentico fascino nel tempo, trasformandosi principalmente in un'attrazione turistica.
Un'esperienza particolare e sicuramente da non perdere; anche se consapevoli che la vera anima del mercato galleggiante di una volta probabilmente ormai è solo un ricordo.
la partenza
L'afflusso di turisti ha inevitabilmente modificato l'atmosfera del mercato. Le barche, ormai stracariche di visitatori, procedono a passo d'uomo, creando lunghe code e rallentando il ritmo frenetico che un tempo caratterizzava questo luogo.
cianfrusaglie come souvenir
Dopo il mercato galleggiante, ci siamo diretti verso Ayutthaya, l'antica capitale del Siam, situata a circa 76 km a nord di Bangkok. La città, rasa a suolo dai birmani nel 1767, è oggi un parco archeologico patrimonio dell'Unesco. Tra le sue rovine maestose si possono ammirare templi, palazzo reale e testimonianze di un passato glorioso. Nonostante reduci dai maestosi templi di Angkor Wat in Cambogia, siamo rimasti profondamente colpiti dalla bellezza e dall'atmosfera di Ayutthaya. Un'esperienza che consigliamo vivamente a tutti gli amanti della storia, dell'archeologia e di culture diverse.



il nostro tenerissimo taxista
Verso sera, un acquazzone improvviso si è abbattuto su Bangkok, un'occasione perfetta per approfittare della spa dell' hotel. Concluso il relax, siamo saliti sulla terrazza panoramica per un aperitivo con vista.
Ultimo giorno a Bangkok: tra lacrime e sorrisi
Il giorno seguente, considerando il nostro volo di rientro previsto per le tre di notte, abbiamo optato per una stanza in un ostello nella zona vicina all'hotel. E' stato un modo per avere un luogo comodo dove riposare e ricaricarci un pò prima della partenza, altrimenti sarebbe stato difficile sopportare fino a quell'ora.
La giornata è stata dedicata all'esplorazione libera. Abbiamo passeggiato per le strade, visitato qualche ultimo tempio e ci siamo immersi nell'atmosfera vivace dei mercati. Verso sera, ci siamo diretti verso Rambuttri Road, una via caratteristica piena di ristoranti, bar e negozietti. Poi abbiamo concluso la nostra avventura thailandese con una birretta di saluto in zona di Khaosan Road. Lacrime inevitabili sono sgorgate dai miei occhi. Lasciare posti che amo è sempre difficile, e Bangkok è nel mio cuore in modo particolare: questa città mi aveva regalato emozioni forti e ricordi che porterò sempre con me.
"Arrivederci Bangkok", so che anche questa volta non è stato un addio, ma un arrivederci.
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